(fonte Linkoristano.it) “Nell’isola è forte l’opposizione a progetti offshore, sia da parte di alcuni comitati cittadini che da numerose associazioni ambientalisti, per i possibili danni che potrebbero creare all’ecosistema della costa occidentale della Sardegna”. Con queste premesse la parlamentare oristanese Caterina Pes ha presentato un’interrogazione al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, dopo la denuncia di un nuovo attacco alla zona di mare antistante le coste oristanesi del Gruppo di intervento giuridico, il GriG. Il progetto in questione interessa un’area che si estende da Capo Argentiera e Alghero fino a Capo Mannu, nell’Oristanese e che coinvolgerebbe ben 11 comuni: Alghero, Villanova Monteleone Bosa, Magomadas, Tresnuraghes, Cuglieri, Narbolia, San Vero Milis, Oristano,Sassari, Stintino, Porto Torres. L’obiettivo principale del progetto della società norvegese è quello di prospezione, ricerca e coltivazione di idrocarburi in un’area marina non ancora esplorata.
La parlamentare chiede “se il Ministro possa rendere noto e chiarire il risultato dello studio d’impatto ambientale presentato dalla Tgs-Nopec Geophisical Company Asa”, “quali provvedimenti cautelativi intende mettere in atto per scongiurare che da queste operazioni di prospezione delle coste vicine alla Sardegna derivino danni per la salute dei cittadini, della flora, della fauna e dell’ambiente” e “se anche per la suddetta zona di prospezione possa essere applicato il principio di precauzione e possano essere adottate le stesse misure cautelative contenute nel DPR 27 ottobre 2011 n. 209, poiché è situata a poche miglia dal Santuario dei Cetacei, considerato area di protezione ecologica”.
Caterina Pes già nel giugno dello scorso anno aveva depositato un’interrogazione a risposta in commissione ambiente per un progetto analogo. Quello chiesto dalla Schulemberger Oilfield Services, che in data 7 novembre 2014 ha avuto il parere negativo dalla Commissione Valutazione Impatto Ambientale del Ministero dell’Ambiente, poiché l’area di prospezione era collocata all’interno della zona marina “E” di protezione ecologica, delimitata con il DPR 27/10/2011, n.209.
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