Atto Camera
Interrogazione a risposta in Commissione 5-06860
presentata da
CATERINA PES
martedì 15 maggio 2012, seduta n.632
PES, CALVISI, MARROCU, BRATTI, SCHIRRU, MELIS e RUGGHIA. –
Al Ministro della difesa.
– Per sapere – premesso che:
il poligono sperimentale e di addestramento interforze del Salto di Quirra inaugurato nel 1956 si trova nella parte sud-orientale della Sardegna tra le province di Cagliari e Ogliastra e svolge le sue attività in due diverse aree: un «poligono a terra», con sede a Perdasdefogu, dove si trova il comando, e un «poligono a mare», con sede a Capo San Lorenzo;
il «poligono a terra» occupa una superficie di circa 12.000 ettari e si estende su tutta quella zona del Salto di Quirra che, dai confini sud orientali dell’abitato di Perdasdefogu arriva sin quasi ai margini della baia di Capo San Lorenzo, distante in linea d’aria circa 20 chilometri;
il «poligono a mare», invece, occupa una superficie di circa 2.000 ettari e si estende per quasi 5 chilometri lungo il tratto sud orientale della costa sarda, compreso fra Capo Bellavista a nord e Capo San Lorenzo a sud;
nel poligono si svolgono attività per la predisposizione operativa, tecnica e logistica e per la sperimentazione e la messa a punto di velivoli, missili, razzi e radiobersagli;
il poligono è l’unico del genere in Italia e provvede, oltre alla sperimentazione di missili e razzi, all’addestramento del personale delle forze armate ed alle esigenze di molti enti scientifici nazionali e stranieri che ne usufruiscono per le loro ricerche, fra cui il Centro italiano ricerche aerospaziali dell’università di Roma e l’Agenzia spaziale europea;
le attività svolte hanno un forte impatto ambientale sul territorio che, proprio per questo, necessita di periodiche attività di bonifica;
il poligono e le attività svolte in esso sono da tempo fonte di grande preoccupazione per la popolazione;
la «commissione parlamentare di inchiesta sull’esposizione a possibili fattori patogeni, con particolare riferimento all’uso dell’uranio impoverito» ha audito lo scorso 8 maggio il procuratore della Repubblica di Lanusei dottor Domenico Fiordalisi;
il procuratore Fiordalisi ha precisato come prima cosa che nel corso dell’inchiesta intrapresa dalla procura di Lanusei sul Poligono interforze di Salto di Quirra sono stati rinvenuti rifiuti militari sia nell’area del Poligono di terra sia nell’area del Poligono a mare, presso Capo San Lorenzo;
in particolare, per quello che riguarda le aree di attività del poligono di terra, la zona denominata Cardiga è stata interessata da numerose esercitazioni, mentre nella zona denominata Torri – di settantacinque chilometri quadrati – sono stati effettuati numerosi brillamenti per la distruzione di materiale militare obsoleto, che hanno prodotto nelle aree circostanti un effetto di vera e propria desertificazione;
tali brillamenti, ad avviso della procura, sono stati svolti illecitamente per un periodo compreso tra il 1984 ed il 2008, data nella quale sono cessati;
sempre nell’ambito dell’inchiesta, è stata rinvenuta, nella zona di Is Pibiris, una discarica della superficie di circa un ettaro, profonda da tre a cinque metri e piena di relitti militari inquinanti. Questa discarica è collocata nei pressi del fiume Flumendosa e rappresenta una sicura fonte di pericolo per la salute di chi abita a valle;
il procuratore Fiordalisi ha ricordato che nelle vicinanze della zona Torri il Centro sviluppo materiali (CSM), un’azienda privata, ha sottoposto a verifiche alcune tubazioni per il trasporto di gas, anche con esplosioni periodiche che, tra l’altro, hanno avuto l’effetto di interferire con le polveri disperse in relazione all’attività di brillamento, svolta in aree contigue. In particolare, lo spostamento d’aria determinata da esplosioni di notevole violenza può far tornare in risospensione le particelle tossiche depositate a terra e derivanti dal brillamento dei cosiddetti fornelli;
per la peculiare conformazione del terreno e per la direzione dei venti, lo spostamento di polveri e particelle tossiche così prodotto può arrivare ad interferire con l’area di Sa Maista, dove è situato il bacino di presa delle sorgenti che alimentano l’acquedotto di Perdasdefogu. Una consulenza tecnica ha ricostruito il possibile percorso, che è stato confermato anche da ulteriori perizie;
i venti soffiano anche in direzione Ovest, trasportando le polveri verso l’abitato di Escalaplano, da dove le esplosioni realizzate dal CSM erano sentite e le colonne di fumo erano visibili;
nel comune di Escalaplano, come ricorda il procuratore Fiordalisi, alla fine degli anni Ottanta si è registrato un certo numero di nascite di bambini malformati;
secondo l’Agenzia regionale per l’ambiente (ARPAS) nelle zone ad alta intensità di attività militare la concentrazione di metalli pesanti è tale da superare tutti i valori soglia previsti dalla normativa vigente;
i fattori di inquinamento superano i confini del poligono e si estendono in direzione dei centri abitati e degli allevamenti dei pastori, alcuni dei quali hanno denunciato un aumento dei tumori e la nascita di animali malformati;
dal materiale documentario – prosegue il dottor Fiordalisi – in possesso della procura di Lanusei, che in parte è stata mostrata dal procuratore Fiordalisi alla Commissione, risulta che lo smaltimento illecito di rifiuti militari è stato camuffato con prove tecniche e sperimentazione di esplosivi, come si può desumere anche dagli atti del Comitato di indirizzo territoriale;
il materiale fotografico documenta inoltre la notevole quantità degli esplosivi utilizzati e la mancanza di dispositivi individuali di protezione per quanti hanno operato nella zona dei brillamenti: si è infatti sempre lavorato a mani nude o con guanti in pelle, senza tute monouso o mascherine per il filtraggio dell’area, in situazioni dove, in alcuni casi, sono stati fatti brillare due fornelli contemporaneamente;
tra le consulenza fornite dall’Aeronautica militare ce n’è una che ha evidenziato come il torio contenuto nel sistema di guida dei missili MILAN si sia nebulizzato durante l’uso, disperdendosi nell’ambiente e sul terreno;
il torio è una sostanza radioattiva che emette particelle alfa con una intensità molto superiore rispetto alle emissioni dell’uranio impoverito;
esso raggiunge il massimo di tossicità nei venti-venticinque anni successivi alla fabbricazione, per cui armamenti utilizzati negli anni Ottanta contenenti tale materiale, potrebbero aver prodotto i danni più gravi negli ultimi anni;
il missile MILAN – precisa il dottor Fiordalisi – è stato prodotto da una società europea, la MEDA, partecipata al 25 per cento da Finmeccanica. Sono stati prodotti circa 350 mila esemplari, di cui oltre 1.000 sono stati utilizzati nel poligono di Salto di Quirra dal 1986 al 2000. Successivamente, tale armamento è stato ritirato e dismesso, in quanto l’amministrazione della difesa francese aveva segnalato la presenza del torio e la sua tossicità;
l’analisi del danno ambientale e le relative verifiche sono stati però affidati, in Italia, alla SGS, una società collegata a Finmeccanica, per cui si è verificato un conflitto di interessi, stante la contiguità tra controllore e controllato;
l’inchiesta condotta dalla procura di Lanusei ha verificato la scarsa attendibilità di alcuni accertamenti effettuati dalla SGS, e anche l’ARPAS, che ha supervisionato quei dati, ha evidenziato che nelle aree interessate da un’intensa attività militare, si registra una concentrazione di sostanze tossiche che va oltre i valori soglia e supera i valori base naturalmente presenti nel suolo;
in particolare, sempre per quel che riguarda la presenza di torio, nelle zone ad alta intensità militare e a Capo San Lorenzo, sono state registrate anomalie non rilevate dalla SGS, malgrado l’esplosione di 1.187 missili MILAN prima del 1999, con una presenza sul territorio superiore ai valori soglia, già individuata nel 2004, in base ai prelievi analizzati dall’Istituto di scienze ambientali dell’università di Siena;
una presenza significativa di torio è stata rilevata anche in campioni di miele, in una forma di formaggio – fatto piuttosto raro – in molti campioni di funghi e di lombrichi, importanti accumulatori biologici;
altri fattori di inquinamento, con rilevanti danni alla salute umana, sono derivati dall’utilizzazione di armi al fosforo bianco, e vi sono documenti dell’amministrazione militare che indicano nel poligono un luogo di smaltimento sotterraneo per fusti contenenti napalm. Non è provato, peraltro, che tale smaltimento sia stato effettivamente effettuato;
risulta poi dai documenti del CISAM che il sistema di guida dei missili NIKE – numerosi esemplari dei quali sono stati lanciati nel Poligono di Salto di Quirra – utilizzava valvole radioattive;
lo stesso CISAM aveva dato indicazioni sulla rimozione ed il trasporto di tali valvole, che sono rimaste invece abbandonate per dieci anni in locali dove mancava qualsiasi segnalazione di pericolo di radioattività. La rimozione di detti componenti, contenenti trizio, una sostanza molto pericolosa se liberata nell’ambiente, non è stata mai effettuata;
la procura ha disposto la riesumazione di 18 salme di pastori deceduti per patologie tumorali. L’area dove tali pastori hanno tenuto i loro allevamenti non è lontana dalla discarica di Is Pibiris;
i prelievi effettuati sulle tibie di quindici salme hanno consentito di scoprire che dodici pastori avevano accumulato nelle ossa sostanze derivanti dal torio -:
alla luce di quanto esposto in premessa quali azioni intenda intraprendere in merito al poligono di Quirra;
se non ritenga opportuno fornire elementi su quanto esposto, soprattutto relativamente al grosso pericolo di danno ambientale e sulla salute umana sopra denunciato. (5-06860)
5-06860 Pes: Sulle iniziative del Governo per la riduzione dei pericoli di danno ambientale e per la salute umana derivanti dalle attività svolte nel poligono militare di Salto di Quirra.
Il sottosegretario Filippo MILONE risponde all’interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 3).
Caterina PES (PD) , replicando, si dichiara insoddisfatta poiché la risposta fornita dal rappresentante del Governo affronta in maniera evasiva le problematiche ambientali e relative alla salute delle persone che vivono e operano nel territorio circostante il Poligono interforze di Salto di Quirra.
La gravità della situazione è testimoniata sia dagli atti disposti dalla Procura di Lanusei, che ha chiesto la riesumazione di ben diciotto salme di pastori deceduti per patologie tumorali, sia dai risultati degli esami svolti dall’Agenzia regionale per l’ambiente (ARPAS) che hanno registrato livelli di concentrazione di elementi nocivi, come il torio e l’amianto, superiore a quelli previsti da qualsiasi normativa vigente.
Ricorda, quindi, che nel documento recentemente approvato dalla Commissione d’inchiesta istituita al Senato per fare luce su tali problematiche è stato chiaramente evidenziato che non è sufficiente recintare le aree adiacenti al Poligono ma si rendono necessari interventi radicali di bonifica e deve essere presa in seria considerazione la possibilità di procedere alla chiusura del poligono stesso e riconvertire il relativo territorio sul piano economico. Anche se tali conclusioni non prefigurano un impegno vincolante per il Governo, si aspettava che la risposta dell’Esecutivo potesse almeno dare conto dell’acquisizione dei risultati cui è pervenuta la Commissione d’inchiesta del Senato e dell’intendimento di dar seguito agli indirizzi espressi nel citato documento, mettendo in capo adeguate azioni di sostegno per la riconversione delle attività economiche del territorio.
ALLEGATO 3
Interrogazione n. 5-06860 Pes: Sulle iniziative del Governo per la riduzione dei pericoli di danno ambientale e per la salute umana derivanti dalle attività svolte nel poligono militare di Salto di Quirra.
TESTO DELLA RISPOSTA
Dopo il sequestro probatorio di alcuni materiali, di alcune zone a terra del poligono e di parte dello specchio d’acqua antistante e di tutto il sistema radaristico di telerilevamento del Poligono Interforze di Salto di Quirra (PISQ), i successivi provvedimenti di dissequestro sono intervenuti a seguito dell’impegno assunto dall’Amministrazione militare di provvedere alla recinzione delle aree oggetto di sequestro probatorio e di non rinnovare le convenzioni che, in passato, avevano consentito il pascolo sul territorio in questione.
A fronte, infatti, delle criticità evidenziate dalla Procura della Repubblica di Lanusei, l’Aeronautica militare ha predisposto uno specifico piano d’azione consistente in:
recintare immediatamente, attraverso concertina, le aree/i materiali oggetto di esercitazione e sperimentazione, in precedenza sequestrate probatoriamente dall’Autorità Giudiziaria;
recintare, in tempi ragionevolmente brevi, le zone operative del Poligono;
apporre segnali permanentemente interdittivi all’ingresso nelle aree militari (area perimetrale del poligono) che costituiscono zona di sicurezza adiacente a quella operativa;
sospendere le attività di brillamento condotte dal Poligono, nonché le attività esplosive delle ditte civili (Centro Sviluppo Materiali);
non pianificare, per il futuro, le attività a supporto della ditta AVIO;
inibire attività di test esplosivi in «Zona Torri»;
non procedere al rinnovo delle concessioni agro-pastorali.
Tutte le fasi caratterizzanti il procedimento e le azioni avviate per procedere alla bonifica ambientale sono state oggetto di costante comunicazione informativa all’Autorità Giudiziaria, come previsto nel Decreto di Dissequestro e, comunque, nell’ambito di uno spirito di leale collaborazione istituzionale.
In seguito, per accelerare e ottimizzare l’adozione del richiamato piano d’interventi, è stato nominato un apposito gruppo di lavoro che, in data 5 ottobre 2011, ha immediatamente effettuato i sopralluoghi tecnici presso il Poligono e ha prodotto una serie di relazioni, a seguito delle quali sono state individuate e recintate, mediante concertina metallica e cavalli di frisia, le aree di IsPibiris, zona Accu Perda Majori (conosciuta anche come zona Torri o zona brillamenti), Arbaresus e Campo Pisanu (zona Arrivo Colpi).
L’Aeronautica militare ha provveduto anche al recupero (in fase di completamento) dei rottami metallici presenti nei fondali della zona di mare sottoposta a sequestro probatorio, indicati dall’Autorità Giudiziaria di Lanusei nell’ambito dell’inchiesta in corso riguardante il PISQ.
Si fa presente, inoltre, che:
è in via di completamento l’iter per il conseguimento da parte del PISQ della Certificazione ISO 14001 (Sistema di gestione ambientale che consente di razionalizzare Pag. 73 il controllo della conformità alle norme e leggi in tema di ambiente e il monitoraggio delle prestazioni ambientali);
l’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Sardegna (ARPAS) ha consegnato una relazione di monitoraggio ambientale, a seguito della quale sono in corso attività finalizzate all’adozione delle successive azioni di caratterizzazione;
in aderenza al decreto ministeriale 22 ottobre 2009 è stata convocata la Conferenza dei Servizi che ha approvato il Piano di Caratterizzazione presentato dalla Difesa con la collaborazione di tecnici dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA). A seguito di ciò sono state avviate le azioni preliminari per il bando di gara volto ad aggiudicare l’esecuzione del Piano di Caratterizzazione approvato;
sono state poste in essere le attività tecniche propedeutiche alla realizzazione di una recinzione metallica fissa delle aree individuate quali zone ad esclusivo utilizzo operativo del Poligono.
Si ritiene, in conclusione, che le attività di bonifica e di prevenzione poste in essere siano più che sufficienti, in quanto, allo stato attuale, non vi sono evidenze scientifiche circa la sussistenza di un nesso di causalità tra le attività svolte nel PISQ e l’eventuale impatto sull’ambiente e sulla popolazione circostante.
There are no comments for this post yet.
Be the first to comment. Click here.