3 giugno 2011 – Ho rivolto nei giorni scorsi un’interrogazione al Ministro dell’ambiente Stefania Prestigiacomo per sollecitare il suo intervento in merito alla vicenda delle bonifiche alla Maddalena, una vicenda su cui sta indagando anche la magistratura di Tempio.
L’ipotesi degli inquirenti è quella che i fondali marini dell’ex arsenale siano contaminati da amianto, mercurio e idorcarburi. Che siano ancora lì, cioè, nonostante una bonifica che è costata alla Regione Sardegna 45 milioni di fondi FAS. Una quantità enorme di soldi pubblici che, evidentemente, ha fatto gola alla tristemente nota cricca.
Due anni dopo il mancato G8, La Maddalena non solo non ha ancora avuto il rilancio turistico che merita, ma – peggio ancora – non è nemmeno stata liberata e “ripulita” dai pesanti strascichi della presenza militare statunitense. E questo nonostante di denari a correre se ne siano messi tanti, abbastanza da svegliare gli appetiti di affaristi e faccendieri con pochi scrupoli e buone entrature. Ma dal momento che è bene fare nomi e cognomi, diciamo pure che dietro questo naufragio del rilancio maddalenino c’è una evidente responsabilità politica del governo di centrodestra, che ha gestito in prima persona – affidandola a Bertolaso & co. con l’onnivora etichetta dei “grandi eventi” – l’operazione di bonifica della Maddalena, rivelatasi un doppio bluff. Un doppio bluff perché nessuna vera bonifica è mai stata fatta e perché questa ripulitura superficiale e parziale, quasi di facciata o forse nemmeno quello, è stata pagata profumatamente, ben più del suo valore reale, tanto da interessare la Corte dei Conti.
Di fronte a tutto ciò, i maddalenini e i sardi sono i primi a chiedere una giusta chiarezza e a pretendere che le operazioni di pulizia dei fondali e di smaltimento dei rifiuti pericolosi siano portate a termine, perché senza queste, nessuno sviluppo turistico è possibile. Abbiamo subito, non scelto, la presenza militare statunitense per oltre trent’anni, sancita con un accordo segreto Italia-Stati Uniti, accordo mai ratificato dal Parlamento: è giusto quindi che adesso lo Stato ci restituisca il nostro territorio, che ci è stato sottratto per trent’anni, nelle condizioni in cui glielo abbiamo consegnato.
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