dicembre 2010 – La vicenda dei pastori sardi trattenuti per un giorno intero al porto di Civitavecchia dalle forze dell’ordine è di una gravità inaudita, e dimostra, in tutta la sua platealità, la scarsa, scarsissima considerazione che il governo ha nei confronti non solo della nostra isola, ma delle stesse leggi e della libertà personale.
A circa duecento persone, fra uomini e donne, che fino a prova contraria sono cittadini italiani a cui dovrebbe essere consentita la libera circolazione nel nostro Paese, è stato impedito di raggiungere Roma, dove pacificamente e civilmente avevano intenzione di portare la loro protesta. Così facendo è stata messa in atto una palese violazione della nostra Costituzione, che non prevede in alcun modo un’azione di blocco preventivo e di restrizione della libertà personale in assenza di un reato.
Ci è già toccato assistere in passato a scene di aquilani manganellati dalla polizia per aver portato nella capitale la loro “disobbedienza”, dopo oltre un anno di pazienza e di promesse mancate da parte del governo Berlusconi. Adesso è toccato ai pastori sardi, ridotti alla fame da un sistema economico iniquo che sta stritolando le loro aziende e che non si fidavano più, evidentemente, delle ambigue e traballanti risposte di Cappellacci ed hanno scelto dunque di affrontare a viso aperto il ministro dell’Agricoltura.
Questa è la risposta del governo: una risposta di chiusura netta rispetto all’ascolto delle loro istanze o, peggio ancora, un blocco preventivo. Non solo dentro, ma neppure sotto i palazzi del potere hanno potuto portare la loro rabbia. Un atteggiamento sulla cui legalità e costituzionalità ci dovrà riferire in Parlamento il ministro dell’Interno.
E’ evidente che il governo è arrivato a un tale livello di saturazione – quotidianamente a Roma esplode una protesta – che, anziché sanare le questioni che ne sono all’origine, pensa di rimuovere il problema semplicemente non vedendolo, non permettendogli di manifestare, manganellandolo, o arrivando addirittura a bloccarlo preventivamente, come è accaduto ai nostri pastori. Un inqualificabile gesto perché, in una democrazia ancora degna di questo nome, il diritto alla manifestazione del dissenso è sacrosanta.
Nicola Cherchi 1:45am on gennaio 16, 2011
Questo fatto non è solo stato penoso per chi lo ha subito, ma è gravissimo sotto ogni punto di vista. Io personalmente in questo caso non do solo la colpa alla politica ma anche alle istituzioni implicate, per prime le prefetture e le questure, e in secondo luogo agli stessi poliziotti impiegati sul campo. Non si possono compiere simili atti di repressione in una democrazia, tanto più che non era ancora stato commesso nulla di male. Si è impedito a liberi cittadini di manifestare, e li si è sequestrati e malmenati. Questo fatto come minimo avrebbe dovuto comportare il licenziamento dei poliziotti implicati, del prefetto di Cagliari e di quello di Roma e del Questore competente. Dopo di che una bella denuncia per lesioni a tutti quanti. Se fossi stato tra i manifestanti come minimo mi sarei segnato nomi e cognomi dei responsabili. Non si sa mai che un giorno gliela si possa restituire con gli interessi.