26 ottobre 2010 – Nel 2008 l’Italia ha sottoscritto, insieme ad altri paesi, la Convenzione di Oslo, il documento che mette al bando le munizioni a grappolo. Ad oggi però il nostro Paese non ha ancora ratificato il documento, impedendone così l’effettiva entrata in vigore e permettendo di fatto che nei nostri arsenali sopravviva un tipo di armamenti – le cluster bombs – che colpiscono non solo obiettivi militari, ma anche civili, in palese violazione rispetto alle norme del diritto internazionale umanitario. Per questo ho firmato la proposta di legge presentata dal collega Andrea Sarubbi (PD), che chiede all’Italia di ratificare al più presto la Convenzione.
Le cluster bombs sono micidiali armi che, lanciate da aerei, elicotteri, lanciarazzi, si aprono a mezz’aria per spargere sul territorio munizioni più piccole che esplodono all’impatto con il suolo. Se il dispositivo non funziona – nel 25 per cento dei casi, secondo le stime – gli ordigni restano attivi finché un nuovo impatto, spesse volte con l’uomo, non le “risveglia”. Data la possibilità di agire a scoppio ritardato, è evidente che questo tipo di armi – per le sue modalità di distribuzione “a pioggia” e per la sua possibilità di non esplodere nell’immediato – colpisce spesso i civili. Oggi in molti paesi del mondo, dal Kosovo al Libano, dall’Indocina all’Afghanistan e all’Iraq, restano sul terreno centinaia di sub-munizioni inesplose lasciate in eredità dopo i conflitti: il rischio è che non solo non si lavori alla bonifica di quelle aree, dove restano pericolosi campi minati, ma che nelle guerre future se ne utilizzino delle nuove.
Un passo importante in questo senso è stato compiuto con la Convenzione di Oslo, che vieta l’uso, la produzione, il commercio e lo stoccaggio delle bombe a grappolo e impegna i paesi a distruggere gli stock esistenti nei loro arsenali, a bonificare i terreni contaminati e a sostenere le vittime, le loro famiglie e le comunità. Ad oggi sono stati 104 i paesi che l’anno firmata, ma solo 37 quelli che l’hanno ratificata, permettendole di entrare effettivamente in vigore il 1 agosto 2010.
L’Italia, che pure è stata in prima linea nella firma per la messa al bando delle mine antiuomo, resta colpevolmente fra i paesi che non hanno ancora ratificato la Convenzione, impedendone così l’effettiva entrata in vigore nel nostro Paese. Si tratta di un ritardo inaccettabile: quella delle munizioni a grappolo è una delle priorità umane e civili di questo Paese, oltre che una questione di coerenza rispetto alla firma del documento di Oslo. Non possiamo ignorare spudoratamente il divieto posto dal diritto internazionale di coinvolgere nei conflitti le popolazioni locali, che già dalle guerre ereditano ferite inguaribili: dobbiamo dire – e scrivere – un no netto a tutti i tipi di armamenti che mietono vittime civili. Abbiamo gli strumenti per farlo: è necessario che, con onestà, l’Italia dia seguito alle sue promesse.
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